STORIA DELLO SCI
Lo sci è probabilmente il più antico mezzo di locomozione inventato dall'uomo, prima ancora della ruota. Non esiste una datazione certa dell'uso degli sci. Alcuni ritrovamenti fossili in Siberia, Scandinavia e Lapponia datano i primi strumenti di questo tipo al 2500 a.C. circa; in una torbiera di Hoting, in Svezia, in particolare, ne sono stati rinvenuti un paio in ottime condizioni di conservazione e risalenti a quel periodo. Famoso è poi il petroglifo ritrovato nell'isola di Rødøy, in Norvegia: una splendida incisione rupestre, databile intorno a 4000 anni fa, che rappresenta una figura umana con ai piedi degli inconfondibili sci.
Veri specialisti degli sci furono però i Lapponi; circa 2000 anni fa calzavano uno sci lungo e sottile, quasi come quello attuale, nel piede destro, mentre nel sinistro ne calzavano un altro più corto con sotto una pelle di foca, usato per appoggiarsi e darsi la spinta. Questo particolare mezzo di locomozione era ancora in uso in Lapponia fino all'inizio del nostro secolo.
Nelle Storie di Erodoto (IV secolo a.C.) si parla di popoli dell'Asia minore con "scarpe di legno" per spostarsi sulla neve e alcuni riferimenti compaiono anche nell'Eneide di Virgilio.
È stato pure scoperto che nell'arcaico alfabeto cinese esiste un ideogramma che significa ed indica un preciso attrezzo: la "tavoletta per scivolare". Con maggiore precisione l'uso degli sci è descritto nella Historia de Gentibus Septentrionalibus (1565) scritta da Olao Magno, arcivescovo di Uppsala e plenipotenziario del re di Svezia presso la Santa Sede.
Il primo italiano a usare un paio di sci pare sia stato il prelato Francesco Negri nel suo viaggio in Lapponia nel 1663, durante il quale raggiunse Capo Nord: egli riferisce di "due tavolette sottili, che non eccedono in larghezza il piede, lunghe otto o nove palme, con la punta alquanto rilevata per non intaccar la neve" (dal libro pubblicato postumo "Viaggio settentrionale").
Con gli sci si possono percorrere dai 300 ai 400 chilometri al giorno, e sembra proprio che la colonizzazione dell'America sia avvenuta con gli sci ai piedi. A testimonianza di tali eccezionali risultati, nel 1888 Fridtjof Nansen (studioso, esploratore, premio Nobel per la pace nel 1922) in 39 giorni raggiunse la Groenlandia, la attraversò interamente ed arrivò infine nella baia di Baffin (America). La sua avventura è narrata nell'opera Con gli sci attraverso la Groenlandia del 1890.
Di fondamentale importanza per la nascita dello sci contemporaneo sono le innovazioni tecniche apportate dall'eclettico pittore-inventore Mathias Zdarsky che, alla fine dell'800, accorcia gli sci fino a 1 metro e 80 (oltrepassavano i 3 metri) e sperimenta più di 180 tipi di attacchi di cui ne brevetta 25; Il più funzionale è il "Lilienfelder", dal nome del suo villaggio, che impedisce al piede di scivolare lateralmente e presenta una talloniera di ferro o alluminio.
In Norvegia gli sci erano usati abitualmente in tutto il medioevo, e si può benissimo immaginare che qualche sfida fosse avvenuta, ma per assistere alle prime vere gare si deve attendere fino a quando, a metà dell'Ottocento, Sondre Nordheim, un abitante del telemark norvegese (della cittadina di Morgedal) rivoluzionò lo sci, inventando lo stile detto appunto telemark e facendone uno sport. Fino ad allora, infatti, complici anche gli attrezzi, fissati in modo precario a scarpe di pelle o cuoio che non davano alcun sostegno, non esisteva ancora una tecnica per curvare e per frenare.
La prima vera gara tipicamente sportiva avvenne nel 1843 a Tromsø, sempre in Norvegia. Diciassette anni dopo, nel 1860, il re organizzò una vera e propria competizione ufficiale a Oslo, mettendo in palio la coppa Holmenkollen.
Prima della diffusione in Europa centrale, lo sci conobbe una sua fortuna dal 1854 in poi in Canada, nel Nevada ed ai confini della California tra i cercatori d'oro.
Nelle valli alpine italiane gli sci invece arrivarono con moltissimo ritardo, salvo una zona molto limitata della Carnia per una singolare circostanza: nella Guerra dei trent'anni partecipò un gruppo di soldati scandinavi, che alla pace di Westfalia del 1648 rimasero in Carnia, trapiantandovi così questo costume, che però non fece molta presa sui valligiani.
La diffusione dello sci in Italia dovrà aspettare più di due secoli, fino al 1897. L'ingegnere svizzero Adolf Kind (Coira 1848 - Bernina 1907) arrivò a Torino nel 1890. Nel 1897, di ritorno da uno dei suoi viaggi dalla Svizzera, dove esistevano già artigiani che firmavano i propri sci, Kind portò con sé un paio di questi ski (così si diceva allora) di frassino marca Jakober, e li mostrò agli amici, che ben presto si fecero contagiare dalla sua passione e divennero in pochi anni un vero e proprio Club, di "skiatori", poi "scivolatori", infine "sciatori". Per merito di quel collettivo, il 21 dicembre 1901 venne fondato lo Ski Club Torino, i cui membri si riunirono nella sede del CAI (Club Alpino Italiano).
Il 1897 sembra essere, quindi, l'anno della nascita ufficiale dello sci in Italia (fino ad allora chiamato ski). A tali albori è anche legato un episodio curioso: pare che i montanari che per primi videro Kind scendere disinvolto, skivolando sulla neve, rosso in viso e con una fluente barba bianca, scapparono gridando spaventati: "el diau, el diau!", e che da allora questo rimase il suo soprannome.
Interessante anche la nascità degli sci di materiale metallico che sostituirono i precedenti di legno. Un pilota di idrovolante di nome Head, infatti, avendo dimenticato a casa i propri sci, provò ad usare i pattini di riserva dell'idrovolante e, trovandoli di proprio gusto, cominciò a produrli fondando la omonima casa.
Nel 1908 dalla Unione Ski Club Italiani (che comprende, oltre a quello di Torino, i neonati Ski Club Milano e Ski Club Roma), nasce la FISI (Federazione Italiana Sport Invernali), alla cui presidenza è chiamato Paolo Kind, figlio del pionere Adolf.